Perugia – La GMF SPA di Perugia (EMI supermercati – Hurrà -C+C CASH AND CARRY) e le società del Gruppo Unicomm, hanno deciso di riconoscere un mese in più di congedo di maternità a carico dell’azienda a tutte le collaboratrici che diventeranno madri, a partire dal mese di gennaio 2023. Questa agevolazione introdotta da GMF va ad aggiungersi, naturalmente, ai 5 mesi di maternità cosiddetta “obbligatoria” a carico dell’INPS.
“Tante volte abbiamo letto o sentito dai media di donne che non sono state assunte per il timore che potessero avere figli – spiega Giancarlo Paola, Amministratore Delegato di GMF - Noi abbiamo scelto di andare in controtendenza e di premiare invece chi ha il coraggio di investire sulla propria famiglia, perché pensiamo che sia il modo più efficace per costruire un futuro migliore per tutti noi”.
“Riconoscere il mese in più di congedo di maternità è una misura che abbiamo fortemente voluto come azienda - spiegano Marcello e Mario Cestaro, titolari del Gruppo Unicomm - perché non ha solo un valore materiale e di sostegno a chi sceglie con coraggio di investire sul futuro della propria famiglia e della nostra comunità, ma vuole anche avere un significato simbolico in un Paese che troppe volte scarica sulle donne il peso della gestione familiare e della crescita dei figli. Siamo fortemente convinti che tra gli obiettivi di un’azienda ci debbano essere attività di responsabilità sociale come questa: le imprese sono parte della società e come tali devono contribuire alla crescita e al benessere del territorio
Il Gruppo Unicomm, associato alla Selex (seconda realtà della distribuzione italiana), oggi su oltre 7500 collaboratori, più di 5000 sono donne, per cui questa misura potenzialmente si rivolge ad oltre il 65% dei collaboratori aziendali. Non solo, all’interno di Unicomm oltre il 60% delle donne utilizzano forme di lavoro part-time per la conciliazione vita-lavoro.
Dati che sono in controtendenza rispetto alla situazione del Paese, visto che secondo i dati del CENSIS in Italia le donne che lavorano sono 9 milioni e 768.000 e rappresentano solo il 42,1% del totale degli occupati, sebbene siano il 51,3% della popolazione. Nel 2018, con un tasso di attività femminile al 56,2% siamo all’ultimo posto nel ranking dei paesi comunitari condotto dalla Svezia, ove il tasso di attività femminile è pari all’81,2%, e lontanissimi dall’obiettivo del 75,0% che si è dato l’Unione Europea per il 2020.